Paola Cortellesi indossa a Zelig uno smoking di Alberta Ferretti

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Alberta Ferretti, una delle griffe in assoluto più femminili del mondo, con le sue collezioni tutte giocate sul filo dl vedo-non vedo, con trasparenze calibrate di chiffon e organza e ricami a dir poco strepitosi, è in grado di dimostrare la sua eccelsa sartorialità e sapienza artigianale non solo con long e mini dress dall’allure iperfemminile, ma addirittura ridisegnando quello che, grazie al mitico couturier parigino Yves Saint Laurent, il primo a lanciarlo nella moda, è da sempre considerato un grande classico del guardaroba femminile upper class: lo smoking.

Per la seconda puntata di Zelig l’attrice-comica-imitatrice e presentatrice Paola Cortellesi, che affianca sul palco lo storico conduttore dello show Clausio Bisio, ha scelto di mettere in risalto la sua femminilità con un capo considerato maschile per eccellenza, ma cosa c’è di più sensuale di una bella donna con indosso degli abiti maschili? È dissacrante e anche molto chic. Proprio come il tuxedo in velluto nero che fa parte della pre collezione autunno/inverno 2011-2012 di  Alberta Ferretti.


Ha la giacca avvitata, revers in seta e pants skinny che mettono in risalto le lunghe gambe della Cortellesi, professionista dello spettacolo che non ha mai puntato sul suo aspetto fisico per emergere, avendo dalla sua moltissimi altri talenti. Perfetta la scelta di abbinare al tuxedo un paio di decolté open toe in vernice nera dell’ultima linea autunno/inverno 2011-2012 di Pollini, con leggerissimo plateau e tacco altissimo.

Lo smoking è un classico abito da uomo da indossare esclusivamente di sera, ossia  per tutte le occasioni che hanno inizio dopo le ore 18, quindi Paola Cortellesi non commette, pur essendo donna e quindi potendo esimersi dal rispettare un’etichetta così rigida, nessun errore di stile, anzi è semplicemente perfetta e luminosa, anche grazie alla pettinatura minimal che ha scelto per l’occasione, una bella coda di cavallo con frangia laterale ad incorniciarle il viso.

Il termine “smoking” deriva dall’inglese smoking jacket (“giacca da fumo”) perché in origine era la veste da camera indossata dagli uomini nelle stanze per fumatori per preservare l’abito principale dall’odore di fumo. Tra l’altro, come avrete notato, nel post l’abbiamo chiamato tuxedo e non smoking perché in genere nella moda femminile si preferisce questa dicitura nata negli Stati Uniti quando lo smoking fece la sua prima apparizione nell’ottobre 1886 con il famoso dandy Griswold Lorillard al Tuxedo Club nel New Jersey.

In questo caso fu il circolo a dare il nome all’abito, e non una persona, mentre nel Regno Unito viene chiamato da sempre “dinner jacket”, ma è un nome rimasto impopolare, almeno nel fashion system. Quindi scegliete voi: smoking o tuxedo? Quale definizione vi piace di più?