Abiti realizzati con preservativi per rompere tabù e far riflettere la gente

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Non osiamo pensare a chi farebbe comodo andare in giro con un abito così, però, purtroppo, in tempi di bunga bunga cui la cronaca ci ha tristemente abituati, umiliandoci agli occhi del mondo, una mezza idea francamente ce l’avremmo… Un abito completamente fatto di preservativi!

Sembra essere l’ultima moda trasgressiva da quando uno studente di design dell’Università di Van Lang nella città di Ho Chi Ming in Vietnam ha presentato questo stravagante modello, pezzo unico, come suo final work, il saggio finale che tutti gli studenti di fashion design devono presentare davanti a una platea di amici, parenti, docenti e buyer, al termine del loro corso di studi.

L’abito, composto da ben 700 condom, ha destato subito scalpore, ma invece di finire poi presto nel dimenticatoio, come succede a molti dei soliti abiti eccentrici presentati da aspiranti giovani stilisti, del tutto ignari delle regole del marketing su cosa disegnare perché sia vendibile, ha visto invece crescere l’attenzione attorno a se.


“Breaking the Condom Taboo” è il nome di quest’abito realizzato da Nguyen Minh, chiaramente più un’opera concettuale che un vero e proprio abito indossabile, seppur in modo dissacrante. Certo una star come Lady Gaga non avrebbe problemi ad esibirlo, ma sarebbe comunque una performance, non è moda, è appunto, come recita il nome dell’abito, un modo per tirare fuori dalla borsetta o dal portafogli ciò che portiamo sempre con noi, ma sempre ben nascosto. Esibire un taboo è il miglior modo per spezzarne l’aura stigmatizzante che lo avvolge.

Che male c’è nel volersi proteggere? Eppure ancora oggi, nel 2011, il condom ha ancora in se le stigmate del sesso promiscuo tanto che un abito del genere fa ancora notizia sebbene, ad onor del vero, un progetto simile era già stato presentato due anni fa al concorso “Fashion by the life” dalla designer Luz Calvo e nel 2007 in Brasile da Adriana Bertini, molto più consapevole degli altri dell’importanza di usare sempre un preservativo perché al tempo della realizzazione di questo modello collaborava con una ONG che si occupava di aiutare e sostenere, economicamente e spiritualmente, molte persone sieropositive.

Ancora una volta la moda è in prima linea nella lotta contro l’Aids e combatte da anni la sua battaglia con le armi migliori che ha: ago e filo, inventiva e comunicazione. Potrà anche sembrare un mondo superficiale, ma i messaggi della moda arrivano sempre alla gente. Un motivo ci sarà. E se un abito può servire anche solo per un attimo a pensare un po’ di più al senso della vita e a come tutelarla, forse non è un semplice abito, è qualcosa di più.