Addio Lucio Dalla: poeta, artista e grande fashion maker

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È morto Lucio Dalla. D’improvviso, oggi, a tre giorni dal suo compleanno che sarebbe stato il prossimo 4 marzo. Si trovava in Svizzera, a Montreaux, per una serie di concerti, dopo il grande successo della canzone “Nanì” al Festival di Sanremo 2012, quando all’improvviso si è sentito male dopo colazione, ma non c’è stato nulla da fare. Era arrivata la sua ora e un poeta-cantautore come lui chissà quante volte e come se l’era immaginata.

Di certo non porterà con se una scia di rimpianti. Ha avuto tanto dalla vita, soprattutto la possibilità di esprimere la sua arte ai massimi livelli e la sua musica, così colta eppure così amata dalla gente comune, resterà per sempre patrimonio di questo Paese. Dispiace per l’età, appena 68 anni e per quello che ancora di bello avrebbe potuto regalarci. Lucio Dalla era un uomo speciale, originale ed eccentrico: ha vissuto da uomo libero, mai schiavo di etichette discografiche, sempre disposto a cantare di quella varia umanità, ai margini della storia e della cronaca, colorando il grigio di esistenze borderline con la magia della poesia e rendendole immortali.


Aveva, oltre a una vocalità unica e una reputazione autoriale ineccepibile, anche una personalità stravagante che lo portava a presentarsi sul palco con l’aria di chi si è vestito con la propria cosa capitata a tiro. Eppure, ora, scorrendo le immagini di decenni di storia della musica italiana, notiamo che ha sempre amato tingersi i capelli in nuance improbabili, quasi  post punk. Era un anarchico della moda che piegava a suo volere e mitici per sempre resteranno i suoi occhialini tondi, la sua barba sempre incolta, gli anelli d’oro da cui non si separava mai, le collane etniche così tanto sudamericane e soprattutto i cappelli. Li adorava e ne possedeva una collezione intera.

Al di là del Panama, amava soprattutto gli zuccotti, sempre realizzati all’uncinetto, a mano e sempre con quell’allure sudamericana, o meglio quasi peruviana, che doveva piacergli molto. Nessuna griffe per lui che la moda se la faceva da se, creando da solo il suo personaggio di cantastorie di un’umanità sconfitta e desolata, di cui riusciva sempre a cogliere l’innata poesia…