Il Qatar lancia Qela, il suo primo marchio di moda di lusso

Dopo l’acquisto di parte del capitale di LVMH, l’acquisizione della maison Valentino e del marchio di pelletteria francese Le Tanneur, l’emirato del Qatar è pronto a lanciare un suo marchio di lusso di abbigliamento e accessori entro la fine dell’anno, attraverso la società Qatar Luxury Group. La griffe che si chiama “Qela” sarà lanciata in una decina di città, tra cui Los Angeles, New York, Parigi, Milano, Hong Kong, Singapore, Londra, Tokyo e, naturalmente, Doha dove già c’è una boutique-laboratorio che sta lavorando ai primi segretissimi prototipi.


Dopo aver comprato griffe per miliardi di dollari, ora il Qatar, la cui First lady ufficiale è l’elegante Sheikha Mozah, seconda moglie dell’emiro, vuole mettersi alla prova e dimostrare al mondo di essere capace non solo di comprare e importare lusso, ma anche di esportarlo. Il problema è vedere quale sarà lo stile di queste creazioni perché in Occidente capi che fasciano il corpo dalla testa ai piedi non avrebbero alcun successo. E, soprattutto, saranno in vendita anche per le donne del Qatar, finalmente libere di indossare ciò che amano? Crediamo proprio di no. Si tratta, quindi, di uno scontro di culture fashion da cui dubitiamo uscirà un nuovo mix, ma solo un prodotto occidentale da vendere a ricchi occidentali. Lo dimostra il fatto che il CEO del Qatar Luxury Group, il francese Grégory Couillard, proviene da LVMH, dove si occupava del marchio TAG Heuer e del polo bijoux per il Sud-Est dell’Asia, il Giappone e l’Australia.

Prima di gettarsi nell’abbigliamento tout court,  per cominciare il Qatar ha deciso di puntare sulla pelletteria dato che ha appena acquistato anche il brand francese di accessori di lusso Le Tanneur e, probabilmente sfrutterà il know how dell’azienda per lanciare una collezione top di gamma. Oltre al lusso, il Qatar investirà nello sport: dopo aver acquistato le squadre di calcio Paris Saint Germain e Malaga, il Qatar ha lanciato un nuovo brand, “Burrda”, che ha tutta la volontà di competere con  giganti come Nike e Adidas. Ma non finisce qui. L’ambizione del Qatar è davvero sfrenata e sfrutterà al massimo l’esposizione mediatica che dovrebbe assicurargli l’organizzazione dei Mondiali di calcio del 2022 e dei Campionati del mondo di handball del 2015.

Comunque sia, è davvero un peccato che griffe storiche italiane finiscano nelle mani dei francesi con cui comunque condividiamo un eguale amore per l’eleganza e l’artigianalità. Ma un paese come il Qatar che sfrutta secoli della nostra storia, della sperimentazione e innovazione delle nostre botteghe prima e brand poi, lascia un po’ l’amaro in bocca perché si trova tutto pronto senza avere alle spalle tutta la fatica e il lungo percorso fatto di sfide eccellenti. La crisi non può essere la scusa per svendere il nostro dna in questa asta a perdere. Forse l’unica arma in nostro possesso, a dispetto di speculazioni finanziarie, è quella di combattere, creare nuovi brand e battere  vecchi e nuovi in questa nuova sfida. Forse è da troppo tempo che dormiamo sugli allori ed è giunta l’ora di svegliarci.

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